Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2019

Oggi no

Oggi no. NO. Domani sarà un altro giorno. Domani sorriderò di sicuro, giocherò con te, uscirò di casa, avrò voglia di vedere gente per strada, di dare indicazioni, di essere gentile. Domani mi alzerò dal letto, prometto. Domani mi laverò il viso con l'acqua fredda, mi vestirò, mi truccherò, mi farò i capelli. Domani cucinerò qualcosa, darò io da mangiare ai gatti, risponderò ai messaggi, andrò al lavoro, studierò. Domani. Prometto. Ma non oggi. Oggi lasciami qui. Lasciami stare da sola. Non disturbare il mio silenzioso essere sola sulla Terra. Non chiedermi perché. Non chiedere cosa ho. Non chiedermi se sia colpa tua. Non chiedermi se sto bene. Non darmi fastidio. Lasciami da sola, ti prego. Oggi no. No, no, no, no, no. Voglio solo stare qui al caldo. In silenzio. Guardare gli alberi spogli che si intravedono dalla finestra. Pensare. Stare cosi. Sentire i battiti regolari del mio cuore. Ascoltare i miei respiri. Permettimi di ferma

Nonno

Stropiccio continuamente le mani e, subito dopo, vedo le immagini delle braccia di mio nonno. Gonfie, piene di aghi, contuse, bluastre. Ma forti. Mani di un uomo che ha lavorato per tutta la vita. Di un uomo che ha cresciuto quattro ragazzi e una nipote. Di un uomo testardo. Eppure le sue dita sono cosi gonfie che quasi non riesco a raddrizzarle per guardarle. Mi fa male il cuore e la mia anima si lacera. Quando l'ho visto la prima volta in terapia intensiva era immobile. Freddo. Con mille aghi, con quel macchinario della ventilazione artificiale, con gli elettrodi addosso. Non volevo piangere, ma non ho resistito. Gli ho detto che sono al suo fianco. E che lo amo. E che è stato il miglior nonno del mondo. Quando sono uscita fuori sono scoppiata a piangere, perché, in fondo, io lo sapevo. Sapevo che non ce l'avrebbe fatta. I medici lo davano per spacciato già dalla prima notte, invece lo avevano operato ed era sopravvissuto. E a settantatré anni è un traguardo sop